Alla fine l'amore non era quello

Dai e dai e dai, ma dal dare così tanto rimani vuoto. E si scopre che amare non era dare tutto e sacrificare tutto, se non essere in grado di condividere in equilibrio.

Il più delle volte ti innamori della genuinità dell'altro.

Di quel bambino interiore che continua a vivere in lui.

Ma nemmeno lui vede.

Ma lo fai, vedi tutto e vuoi svegliarlo.

Vuoi dargli l'illusione, la voglia di vivere, di recuperare quell'essenza.

Vuoi salvarlo.

Ma l'amore non salva l'altro.

In amore deve esserci equilibrio.

Non puoi dare e dare e dare senza ricevere se non briciole.

E poi ti racconta dei suoi problemi.

Ascolti perché nient'altro che ascolti molto bene.

È un bene che tu mi ascolti, dice.

E ti innamori di più perché ti senti utile.

Capisci allora tutti i suoi traumi, dal momento che sua madre non lo amava fino a quando il suo ex si è comportato male o che gli sarebbe piaciuto dipingere.

E a questo punto del film sei già diventata una cheerleader.

Sei l'animatore vitale del tuo partner che vive senza viverci.

Gli dici di andare a Roma a studiare belle arti e gli compri il biglietto e lo respiri, puoi, puoi, puoi.

E alla fine se ne va e ti arrabbi perché in fondo quello che volevi era che rimanesse.

Per dimostrarti che sei più importante perché in fondo pensi di essere speciale e nella tua arroganza l'unica cosa che volevi era che ti ringraziassi per tutto ma non fare nulla.

E alla fine va e incontra un italiano e ti lascia perché la distanza che già conosci e l'italiano inghiotte di nuovo i traumi e lo incoraggia ad allestire una sua galleria e ti sostituisce con una più nuova, più entusiasta e anche più innocente.

Sei lasciato vuoto perché non hai salvato nulla per te stesso.

Perché ti hanno detto che amare era quello.

Era dare tutto, era dare, era sacrificio.

Ma amare non è questo.

Amare è darti abbastanza coraggio per dire di no.

E questo nonostante imposti un limite.

Ti amano ancora.

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