Non gareggiamo: in questa gara arriveremo insieme al traguardo

In questi giorni in cui tutta quella competitività continua a emergere. Tutto ciò che serve per essere colpevole. Sarebbe bello se fossimo più gentili. Che pratichiamo molto di più la solidarietà. Che rivediamo il nostro atroce individualismo. Perché non dobbiamo competere con nessuno.

La voce di Roy Galán è un podcast dello scrittore Roy Galán per la rivista Mentesana. Ascoltalo e condividilo.

Tyler Nix - Unsplash

Ci insegnano dall'inizio ad essere competitivi.
Per abbattere quello davanti.
Per ottenere più dell'altro.
Mettersi in mostra.
Vedere gli altri come nemici da battere.

Ci insegnano a guardare cosa ottiene la persona successiva.
Per copiarci.
Invidiare.

Ci insegnano che più abbiamo più valiamo.
Come se poter comprare qualcosa automaticamente ci rendesse persone migliori.
Come se il denaro avesse a che fare con la tua qualità di essere umano.

Ci insegnano a essere totalmente insoddisfatti della nostra realtà.
A lungo per ciò che non avevamo.
Desiderare ciò che non avremo.

Per fare l'impossibile salire su una scala invisibile.
Cercare il riconoscimento a tutti i costi.
Per mostrare le nostre acquisizioni ed essere amato per loro.

Ci insegnano a non essere mai soddisfatti.
Con niente.
Disprezzare ancora e ancora tutte le cose che abbiamo.
I nostri corpi viventi.
Il sole che ritorna ogni fottuto giorno.
Ci insegnano a dimenticare che esistiamo.
In modo che paghiamo per cambiare.
Vogliamo cambiare tutto.

Ci insegnano a non conformarci.
Anche se qualsiasi respiro è già molto.
Sii anche troppo.

Ci predispongono a combattere.
Anche se non sappiamo perché o per cosa.
Ci siamo.
Egoista.

Combattendo per un trofeo sconosciuto.
Per un applauso di breve durata.

Ci insegnano a vincere.
Ma nessuno ci insegna a perdere.
E ragazzo perdiamo.

Perdiamo le persone che amiamo.
Perdiamo il lavoro.
Perdiamo i nostri animali domestici.

Perché a volte fai tutto bene.
E tu sei l'ultimo.

Nessuno ci insegna cosa fare con la frustrazione.
Con quella rabbia diretta a coloro che hanno avuto successo.
Come se il trionfo fosse qualcosa di esterno che può essere definito da qualcuno sconosciuto.
E non te stesso.

In questi giorni in cui tutta quella competitività continua a emergere.
Tutto ciò che serve per essere colpevole.
Sarebbe bello se fossimo più gentili.

Che pratichiamo molto di più la solidarietà.
Che rivediamo il nostro atroce individualismo.
Perché non dobbiamo competere con nessuno.

Dobbiamo metterci nei panni degli altri.
Dobbiamo aiutarci a vicenda.
Che essere empatico.

Perché questo è un uragano.
Senza un accenno di vento.
E quando tutto questo sarà finito.
Ci sarà molto da ricostruire.

Non è tempo di rivalità.
Non è il momento per vendetta, o vendetta, o per ottenere medaglie.
È ora di intervenire.

Unirsi per cercare di salvare tutto ciò che può essere salvato.
E per essere più uniti.
Di quanto potremmo mai essere.

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