Più delle parole

Non so se ti sei accorto che ci sono persone che non abitano più il mondo. E che ogni volta che parli per parlare offendi tutti quelli che non ci sono più. A tutti quelli che non possono più parlare.

Alpay tonga / Unsplash

Sei pieno di attualità, notizie, filia, rabbia, opinioni malconce, brillanti, spiritose, semplici e disgustose.
Scendi mentre il dito si alza tutto quello che "accade" oggi.

La nevrosi dell'effimero. Mi piace. Mi oltraggia. Io dimentico.
Pensi di essere quello che dici, quello che gli altri ti hanno fatto dire.
E tu non stai zitto. Non stai mai zitto.

Il pensiero è costruito con le parole. Le parole definiscono la realtà che osserviamo. Il pensiero non è la realtà.
Eppure ci riempiamo di pensiero e lo facciamo suonare.

È come se le parole fossero bolle di sapone che si formano ogni volta che parliamo e veniamo che più è grande e dura, meglio è.

Ti amo La cosa peggiore al mondo è. Puzza. È fantastico. Non aveva sentito una cosa così bella da secoli. Non lasciarmi. Tu mi capisci. Senza di te non sono niente. No al petrolio. L'aborto è un omicidio. Sto facendo pipì. Sei grande. Odio aspettare. Sono le cinque.

Non fraintendere la data. Sii tollerante. Avrei dovuto copiare una frase da quel testo sull'eteronormatività per dirla come mia. Ora è il momento di essere un piccolo giocatore di baseball. Ho messo il deodorante che è rispetto. Vuole chiamarmi ma non dirò nulla a meno che non pensino che io sia stupido.

Io non sono stupido. Oh, ho qualcosa di divertente da dire su questo, oh, ma il momento è finito, vediamo se la prossima volta posso intervenire ed essere amato.

Non metti mai in dubbio quello che sei? Mai?
Non vedi che le bolle di sapone si rompono?
Senti quello che dici? Come ti senti a riguardo? Come lo sente l'altro?

Non so se ti sei accorto che ci sono persone che non abitano più il mondo.
E che ogni volta che parli per parlare offendi tutti quelli che non ci sono più.
A tutti quelli che non possono più parlare.
E se potessero farlo, lo farebbero una sola volta e queste parole sarebbero quelle necessarie e appropriate.

Ti chiedo di spegnere un attimo la testa, di spegnere la musica, di sdraiarti e meglio se è con un'altra persona.

Che lasci terminare la giornata in modo organico, che la luce si stacchi gradualmente dagli oggetti che non entrano più in collisione e scompaiono.
Ascolta il tuo respiro, quello dell'altro.
Toccalo nell'oscurità.

E poi, parla, poco, parla, le parole usciranno senza lo sfarzo funebre che esplode. Senza paura di quello che diranno. Si sistemeranno e si fonderanno con il resto del mondo.
Devi sentirti morto almeno una volta nella vita per imparare a parlare. Parla per davvero.
E poi le parole torneranno al loro posto, al silenzio.
Silenzio.

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