Risparmiamo le distanze per evitare la solitudine

Penso se impareremo da questo per creare un quartiere. Per raccogliere tutta quella corda tesa. Per stare insieme molto di più. In modo che l'altro possa vedere. Che può davvero contare su di te. Senza scuse.

La voce di Roy Galán è un podcast dello scrittore Roy Galán per la rivista Mentesana. Ascoltalo e condividilo.

La distanza non è solo uno spazio che ci separa.
È uno stato d'animo.
Una sensazione concreta.

Ci hanno fatto pensare che per maturare dovevamo prendere le distanze.
Tagliare.
Scappa.
Sì, ci hanno fatto credere che l'indipendenza fosse sempre lontana.

Ma a chi può importare così?
Nessuno.
Ci hanno raccontato la storia di cui non abbiamo bisogno di essere curati.
Che dobbiamo essere in grado di farlo da soli.

Ma non ci hanno parlato dell'interdipendenza.
Dall'idea di comunità.
Degli attaccamenti che ci forniscono certezze vitali.
Della certezza necessaria per l'esistenza.
Di aiuto.

Penso a questa foto che ha scattato la reclusione.
Dove ci è stato preso.
A quanti metri dalle persone che amiamo.
Penso se quei contatori sono stati costruiti in modo consapevole.
O se, al contrario, è il risultato della convinzione che crescere passa sempre per oltraggio al conosciuto.

Perché vogliamo dimostrare autosufficienza se poi ci sentiamo soli?
Se poi non possiamo occuparci di ciò che chiamiamo famiglia.
Perché se volessimo.
Ci vorrebbe così tanto tempo per arrivarci.
Così facendo il fatto sarebbe scomparso.
Sarebbe impossibile esserlo.

Perché il nostro modo di falsa indipendenza ci rende impossibile esserlo.
Quando devi innaffiare una pianta, quando stai qui per un momento in modo che io possa farlo.
Sii quando cade.
Per essere quando le gioie e i dolori.
Essere.

La nostra concezione del mondo ha tolto la possibilità di essere.
Per rompere i legami invece di aggiungere.
E ogni volta sentiamo che qualcuno "dipende" da noi.
Fuggire, cancellare e bloccare.

Temiamo il compromesso perché scendere a compromessi significa accettare di non essere onnipotenti.
Che senza gli altri.
Non possiamo.
Che i legami e gli affetti ci permettono di sopravvivere.
Ma potendo essere continenti siamo diventati isole.
Che competono tra loro.

Oggi.
Che dobbiamo mantenere una distanza sociale.
Penso a tutte quelle persone che sono sole.
Perché si sono messi in testa che la vita doveva essere così.
Che per trovare la tua strada dovevi sembrare molto duro.

Penso a tutte le persone a cui mancano le persone.
Quando il mondo ne è pieno.
Quando siamo miliardi.
Penso se ciò non possa essere invertito in futuro.

E se imparassimo da questo per creare un quartiere.
Per raccogliere tutta quella corda tesa.
Per stare insieme molto di più.
In modo che l'altro possa vedere.
Che può davvero contare su di te.
Senza scuse.

Senza "Non posso".
Perché saremo più vicini.
E possiamo condividere tutte quelle accuse e fuochi d'artificio.
Di questo pianeta.
Continuerà a fornirci quotidianamente.

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